giovedì 20 maggio 2010

Skin


Rumba di spritz sulla terrazza, il bicchiere gira e gira con maestria, l'oliva gli si avvinghia languida e sensuale, goffamente lo graffia, dolcemente lo anela.

Ludo guarda lo specchio. Poi la pagina. Lo specchio. La pagina. Non è possibile. Non è passabile. Non è passibile. Un'unica imperfezione sul suo mento candido e vellutato.

Desdemona è occhi annebbiati su piatto mare, dall'alto si appoggia alla pietra e ha paura. La casa in cui vive l'aveva vista in un enorme libro, un'estate che era libera di pensare.

Desdemona ha il setto nasale a gradoni zigguratiani: quando il demone seduto sul primo ride, il prurito è insopportabile; quando il nano malefico del secondo è incazzato, il naso è tappato; quando piange il terzo, il mondo intero gocciola e nessuna Alice angosciata lo invidia.

Desdemona è involucro cartaceo agitato dal vento al ritmo di una vertigine sonora e lontana, spaventapasseri appeso ad una gruccia abbandonata in un vecchio armadio.
Il vento la scuote, a destra e a sinistra, come un pendolo diligente e reazionario.

Desdemona è il giudice Morton di "Chi ha incastrato Roger Rabbit", poco prima della salamoia, poco dopo essere stato schiacciato.
Desdemona è il capo dei rotanti "Nel fantastico mondo di Oz".
Desdemona è l'Edgar-abito di "Men in Black".

Cerco un baratro sull'orlo del quale rimanere. A lungo.




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