martedì 30 marzo 2010

Vanità di vanità


Desdemona è stata notturna figlia illegittima di preadolescenti sardi in partenza su economico aereo onirico.
Io Non Volo.
Per Ora.

Desdemona è azoto sotto la gonna, bambinaia magica che si muove verso l'alto.
Ha un'enorme gomma da cancellare giusto sopra il chiasma ottico, le serve per il nuovo libro in arrivo, per sfrattare chi ha dormito su quel letto e mangiato sul quel tavolo. A volte funziona. A volte no.

Desdemona gioca con sfere trasparenti sulla spiaggia. Neve di cartone su Parigi, neve di zucchero su Londra. Senza muoversi di un passo.

Desdemona è vanità su scarpette color fiocco di raso, murshmallow dell'antica via Emilia.


"Rimandammo la nostra cavalcata al pomeriggio, un dorato pomeriggio d'agosto:ogni soffio di brezza dalla collina così pieno di vita che sembrava poter restituire le forze a chiunque lo respirasse, quando pure fosse stato morente.
Il viso di Catherine era come il panorama-ombre e luci che lo percorrevano in rapida successione; ma le ombre restavano più a lungo e le luci erano sempre più fugaci, e il suo povero piccolo cuore si rimproverava anche quei brevi momenti di oblio delle proprie sofferenze."
E.Bronte-Cime tempestose



mercoledì 24 marzo 2010

Wuthering Heights


Desdemona ha illusioni più larghe della sua gonna rotonda.
Ha dimenticato in una casa che non conosce orecchini opachi ed un bracciale fiorito. Una minnie neo-hippie li aveva custoditi in una minuscola culla di vimini, per venderli.

Desdemona è tornata a casa con un solo orecchino ed un bracciale rotto.
Scende le scale e non guarda indietro.



venerdì 19 marzo 2010

Aiuto


Aiuto. La mia Samantha personale dice che ho un umorismo sottile, forse un po' british, a volte incompreso.
Io dichiaro semplicemente di esserne priva. La situazione, già di per sé tragica, è notevolmente aggravata dal fatto che alcune rarissime volte riscontro delle difficoltà nel comprendere l'umorismo altrui. Possiamo definire il mio tempo di reazione leggermente sotto la media.
Chissà, forse farò il chirurgo. Vi sfido a venire sotto le mie dita.

Aiuto. Poco meno di una settimana fa ho mangiato per la prima volta nella mia vita da Mc Donald's. E mi è piaciuto.

Aiuto. Oggi inizierò a leggere Cime Tempestose. Forse per empatia ho compiuto 30 anni.


Desdemona è preda di ipnosi boschiva a base di violini e petto di civetta. Gnam.



mercoledì 17 marzo 2010

Luna


Farfalla come pretzeln. Pretzeln a forma di farfalla.
Due porte si aprono contemporaneamente, la luce esce e due vecchi entrano. Simmetria perfetta di una vita delicatamente parallela all'altra, come un ciuffo di lentiggini che non puoi toccare su di un giovane viso, la bianca speranza che la nave ti aspetti e non ti lasci solo, sul molo, ad attendere.
Notre-Dame non è poi così buia.

Incorniciata di verde. La luna dico. Acqua sotto e verde sopra. Per caso ti coglie la neve dorata del sonno e a nulla serve l'acidità bluastra della notte rivoltante. Tutto sembra, niente si svela. Non puoi guidarla perchè la sua mano e la tua sono diventate due forti dita nodose e fragili come l'odore familiare di una stanza nascosta.
Vorrei solo fosse un'aquila sulla mia fossa personale.
La tua luce su di me non c'è. Cura e narcotica premura, non ti ho forse richiesto per il mio solare matrimonio?
La luna già pronta sulle mie labbra ha dichiarato di averti perdonato, ma io non sono con te, né con lei.
La resa tranquilla giova ai cuori deboli. La notte arrabbiata è ospite scomoda degli abitanti stanchi di combattere.
Inseguila.
No.
Inseguila, forse la puoi salvare.
No, fa paura.
Fa sempre paura.
Vorrei fosse così.
Sembra. Non è.




martedì 16 marzo 2010

Fetta-Fingers


Desdemona non ha mai tagliato una torta in vita sua-"Per evitare di avere la fetta sbagliata"-dice. Seneca la guarda interrogativo.
In realtà ha Paura. Ha calcolato tutto: non è possibile eseguire incisioni regolari sulla pasta sfoglia, è molto difficile modellare solidi geometrici nella crema, è raro riuscire a tenere quattro strati colorati in perfetto equilibrio al centro esatto del piatto. Desdemona odia le imprecisioni, le inesattezze e ama il controllo. Ciò che non controlla, scompare.

Desdemona usa le dita. Da bambina aveva sfogliato un vecchio libro in cui un signore barbuto e concentrato usava indistintamente dita delle mani o dei piedi. Per tutto. L'aveva così impressionata che ogni sera, prima della rituale sniffata di abat-jour, provava a raccogliere un unico fagiolo dal piatto di Seneca.
Lo sapeva Lei che la storia delle scimmie non era vera.
Desdemona corre e mangia con le dita.



"Sembrava che qualche segreto piccante gonfiasse dall'interno le guance di questa signora, già di per sé paffute, e che nei suoi occhietti sepolti nel grasso brillassero piccole luci equivoche."
M.Bulgakov-Il Maestro e Margherita



martedì 9 marzo 2010

DD


Desdemona mangia CD francesi e cola vecchi vinili, ne fa lacca per unghie così quando batte le dita sul tavolo può sentire ciò che vuole. Anche Wagner in un'aula satura di tempera stantia e chiacchiere. Desdemona è Ursula Andress dell'avanguardia filogovernativa.
E' ferma, anche se lo odia. Il vestito blu si muove, le caviglie nuotano nell'aria.
Deve spostare quel libro, è ora. Non può lasciare un libro nella stessa posizione due giorni di fila.

Desdemona ha Dorian tra le sopracciglia, rincorre una farfalla, gira gira gira intorno alla fontana. Poi è senza fiato, lo sente dietro alle labbra che reclama nuovo ossigeno. Desdemona separa gli incisivi così lui può correre di nuovo, i suoi capelli come paracaduti oompaloompiani di pasta fresca all'uovo, delicati e indispensabili.
A volte corrono insieme. Purchè non sia domenica, non sia sera, non sia sabato mattina, non sia agosto, non sia vero.
Desdemona ha tatuate tutte le strade che conosce sulla pianta del piede, così può dimenticare dove è stata. Quando arriverà la corteccia sarà così spessa da non accogliere più alcun segno, neanche due iniziali rubate.

Desdemona è clarinetto e contrabbasso Dorian. Lui balla nelle sue scarpe da bambino, il passo pesante e convinto, lo sguardo composto e serio, i ricci a fargli da scorta.

Desdemona è mousse al cioccolato su indici insolenti, il vassoio è sempre dietro di lei, ogni tanto controlla per essere sicura. Se va al tavolino in senso orario, poi torna al balcone in senso antiorario. Un cerchio tondo e perfetto.


"Mentre gli altri facevano baldoria il poeta aveva sprecato la sua notte, e adesso capiva che recuperarla era impossibile. Bastava alzare la testa dalla lampadina e guardare il cielo per capire che la notte era irrevocabilmente perduta. Con gesti veloci, i camerieri strappavano le tovaglie dai tavoli. I gatti, che scorrazzavano presso la veranda, avevano un'aria mattutina. Sul poeta cadeva irrefrenabilmente il giorno."
M.Bulgakov-Il Maestro e Margherita




giovedì 4 marzo 2010

La Grande Meringa


La Persona che ha deciso di chiamare il Papa "La Grande Meringa" merita il mio rispetto, la mia stima, la mia gratitudine e tuttelecazzatechesidiconoinquesticasi. Soprattutto la mia Risata.
Thanks.


martedì 2 marzo 2010

Pinocchio che paura


Ho il piede di Anastasia e il lavoro di Cenerentola.
Dormo quanto Rosaspina, ma canto come la strega Malefica.
La casa di Hansel e Gretel me la sono divorata prima che arrivassero, mentre digerivo ne ho costruita una più piccola piena di additivi chimici per stordirli.
La nonna di Cappuccetto Rosso è a letto ammalata perchè ha mangiato nonna-lupo qualche ora prima che nipote-lupo iniziasse a cercare l'assassino.
Riccioli d'oro incappa in una comunità gay di orsi vegani, Raperonzolo ha esagerato con le extensions ma, d'altronde, per l'Isola questo ed altro.
Ma Pinocchio è il peggiore.
Mi faceva lo stesso effetto della canzone Gam Gam: "la maestra ci faceva cantare, ma io non riuscivo perchè non capivo le parole". Brrrrr.
Lucignolo mi faceva venire i brividi, Mangiafuoco mi terrorizzava, Geppetto mi faceva pena, la fata turchina mi sembrava un fantasma e Pinocchio era talmente stupido da farmi incazzare.
Pinocchio che paura.


"Io ero" proseguì "una delle più paurose; ma col farmi forza per dar coraggio agli altri sono diventata coraggiosa io stessa."
J.W.Goethe-Die Leiden des jungen Werther